mercoledì 2 febbraio 2011

Amore, cavalli e Lexotan a Piazza di Siena


Quel giorno a Piazza di Siena il tenente delle fiamme gialle Stefano Scaccabarozzi montava Seabiscuit OM, un castrone baio di 7 anni appartenente alla gloriosa scuderia della marchesa Marina De Ausbergis in Latorre. Lo Scaccabarozzi confidava su una monta agile nelle gabbie e nei verticali su fosso, ma oibò tristemente nota per un'avversione genetica alle riviere.


Fra i partenti, oltre al già citato Scaccabarozzi, Hans Günter Winkler, feldmaresciallo della Lutwaffe su Sweety Stukas. William Steinkraus sergentemaggiore della Guardia Nazionale Statunitense a domare i garretti di Wayne Eden, bizzoso appaloosa tendente all'impunto. Abū Firās al-Hamdānī capitano delle reali truppe cammellate di sua Altezza Solare Hailé Selassié su Farouk, dromedario del Gobi di 8 anni.
François de La Guérinière moschettiere scelto del Regiment de Haute Montagne di Chamonix su Avalanche. Il fortissimo olandese Anky van Grunsven su Coffee Shop, per finire con la fascinosa amazzone scozzese Mary Mountbatten-Windsor in sella a Luscious Intimity. La bella Mary, impeccabile nel suo completino beige in tweed su plastron bianco e frustino in tinta, da anni turbava i sogni del nostro Scaccabarozzi. 

Scaccabarozzi vide per la prima volta la Mountbatten-Windsor al gran Galà ippico di Gstaad. Ne fu subito rapito. Ammirò quella bionda puledra montare con grazia uno stallone arabo di 5 anni chiamato Gheddafi. I seni arroganti protesi avanti a fendere il vento. Cercò di avvicinarla al ricevimento che seguì, ma già Anky van Grunsven, aveva ottenuto le attenzioni di Mary in cambio di un joint di pregiata Skunk. Nelle competizioni, così come nella vita, il dannato olandese riusciva sempre a batterlo di un'incollatura.

La notte prima della gara Scaccabarozzi sognò. Lui e Mary cavalcavano su una spiaggia al tramonto. Le criniere dei destrieri si sfioravano così come i loro sguardi. Erano felici. Ma all'improvviso dalle acque ecco emergere, novello tritone, Anky van Grunsven in sella ad un bianco unicorno, le nudità oscenamente esposte. Lesto ghermisce la bella Mary e scompare, ghignando, nel sole morente. Si svegliò in un lago di sudore. Il cuore impazzito batteva come un Connemara al galoppo. Senza accendere la luce trovò a tastoni la scatola del Lexotan sul comodino. Ingollò tre pasticche accompagnandole con una robusta sorsata di Vecchia Romagna. Lentamente sentì la benzodiazepina fare effetto e si riaddormentò. Era il giorno della gara.

Il concorso inizia drammaticamente. Wayne Eden, il bizzoso appaloosa montato dallo statunitense William Steinkraus, al secondo oxer disarciona il suo cavaliere e, dopo aver scavallato le transenne, semina il panico fra gli spettatori. Steinkraus, ferito nell'orgoglio, estrae la colt d'ordinanza e lo fredda seduta stante. L'agonia della bestia ispirò l'opera "Cavallo Morente" di Francesco Messina, simbolo della Rai. A seguire una scialba prestazione del francese de La Guérinière che, dopo una prima fase condotta a buon ritmo e senza errori, incappa in un duplice errore alla triplice gabbia chiudendo con un mediocre 1'27'' e 8 di penalità. Attimi di sdegno all'annuncio dello speaker della doppia squalifica del binomio tedesco Winkler/Sweety Stukas, ambedue trovati positivi alla cocaina. 

Anky van Grunsven fu, come al solito un'iradiddio. Percorso netto e tempo da favola.

Ma ecco Scaccabarozzi appropinquarsi allo start.

Seabiscuit Om aggredisce subito il percorso. Gabbia, oxer, triplice, vengono superati in un batter di ciglia. Scaccabarozzi lo guida con mano saggia e sperone leggero. Tutto procede bene ma all’orizzonte si staglia minaccioso il prossimo ostacolo: la temuta riviera. 

Seabiscuit odiava l’acqua da quando, ancora puledro, vide annegare il suo giovane padroncino, il baronetto Fulgenzio De Ausbergis in Latorre, nelle limacciose acque del Brenta. Il nobile rampollo e la promettente monta erano usi a lunghe e piacevoli cavalcate nel parco della villa di famiglia. 
Ah spensieratezza! Ah beata innocenza! Ah fato avverso e crudele! 
Sospinto dalle prime vampate testosteroniche il giovane quel giorno spinse Seabiscuit in una folle corsa lungo l’argine del fiume. Poi uno scarto improvviso, l’impuntata fatale. Orrore! Orrore! Il baronetto disarcionato precipitò nelle gelide acque del fiume caro a Ruzante e ivi trovò la morte. 

Scaccabarozzi strinse le redini e accarezzaò il garrese di Seabiscuit. il cavallo gli fece un impercettibile cenno con la testa. Per una frazione di infinitesimo tra uomo e animale intercorse qualcosa, un legame, un messaggio: "Ce la faremo vez!"

La folla vide il binomio letteralmente volare sopra l'ostacolo d'acqua. Il tempo sembrò fluire al rallentatore. Come un pezzo house a 90 bpm. Nel silenzio della piazza si udì il fruscio del vento accarezzare la criniera di Seabiscuit. L'atterraggio fu lieve ed elegante. Percorso netto. Miglior tempo. Fine della storia, inizio della leggenda.

Scaccabarozzi e Seabiscuit Volano leggiadri sopra la temuta riviera





Scaccabarozzi e Mary cavalcano su una spiaggia al tramonto. Le criniere dei destrieri si sfiorno così come i loro sguardi. Sono felici. A breve distanza la piccola Annette in sella ad un pony di razza Exmoor reclama a gran voce una fetta di torta alla ciliegia. Scaccabarozzi scende di sella e corre ad abbracciare la bellissima figlia. Mentre la stringe a sè ecco balzare fuori dalle acque, fra uno spumeggiar d'onde, Anky van Grunsven. Per un momento il cuore si congela nel suo petto. Ma è solo un attimo. 
Anky sorridente rivolge ampi cenni di saluto. Non è più un rivale, uno spauracchio, una minaccia. L'olandese volante non è più nemmeno un uomo. La sconfitta a Piazza di Siena lo spinse a fare outing e a rivelare al mondo che in realtà lui era una lei. Bandita per sempre dalle competizioni ippiche si rè rifatta una vita come domatrice di cavalli al Circo Medrano. Prepara un vitello tonnato che è la fine del mondo.   


Di Seabiscuit si son perse le tracce. Girano voci che dopo quella gara tornò al pascolo nella tenuta degli Ausbergis in Latorre e che su di lui pose gli occhi, mentre rincasava da una rapina al Casinò di Venezia, Felicetto Maniero gran capo della Mafia del Brenta. Seabiscuit e Faccia d'Angelo divennero inseparabili tant'è che il feroce boss, prima di diventare collaboratore di giustizia, ottenne dalla magistratura che il cavallo fosse custodito insieme all'amata madre in una località segreta sotto falso nome.


La statua bronzea eretta dai cittadini di Campolongo Maggiore in provincia di Venezia in onore di Seabiscuit.





 

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